Il fenomeno della discriminazione religiosa nel 2022 è estremamente diffuso.
Dati
Ce lo dicono i preoccupanti dati raccolti da diversi enti, quali le Nazioni Unite (ONU), l’European Union Agency for Fundamental Rights (EUAFR), lo United States Commission on International Religious Freedom (USCIRF) e Porte Aperte Onlus.
Secondo queste importanti istituzioni, almeno il 70% della popolazione mondiale vive in paesi con gravissime limitazioni alla libertà religiosa. Tali limitazioni sono determinate dalle autorità governative, e si manifestano come restrizioni burocratiche, impedimenti alla costruzione di edifici religiosi e discriminazioni sistematiche a livello sociale. Oppure, eventualmente, le limitazioni sono frutto degli elevati livelli di ostilità sociale.
Tra i tanti paesi che mettono in atto questo tipo di discriminazione i più intolleranti sono la Cina, la Russia, l’Iran e il Pakistan.
La prima religione al mondo più discriminata è il cristianesimo, che conta almeno 340 milioni di fedeli perseguitati in tutto al mondo.
A seguire c’è la religione islamica, vittima di storici pregiudizi. Ancora oggi, in Cina, esistono e sono attivi dei veri e propri campi di concentramento nei quali vengono incarcerati, torturati ed uccisi migliaia di musulmani. I dati non ci promettono un miglioramento: secondo l’European Union Agency for Fundamental Rights il fenomeno dell’islamofobia è in crescita, così come anche quello dell’antisemitismo.
La situazione in Italia
Per quanto riguarda la situazione nel nostro paese, il sociologo torinese Massimo Introvigne ha dichiarato che tra le venti maggiori minoranze religiose presenti in Italia, ben diciassette hanno riferito di seri problemi di discriminazione e intolleranza.
Chi agisce in difesa del diritto di culto
Ad oggi, esistono diverse organizzazioni che cercano, con varie modalità, di tutelare il diritto alla libertà religiosa.
Tra queste, la più importante è quella delle Nazioni Unite (ONU), che nel 1986 hanno istituito la figura del Relatore speciale sulla libertà di religione e di credo. Egli è una persona che ha il compito di identificare gli ostacoli a questo diritto e monitorare gli incidenti e le violazioni che avvengono nei confronti dei fedeli. Viene nominato dal Consiglio dei Diritti Umani e ogni anno produce un rapporto sullo stato della libertà di credo.
In seguito, abbiamo il Parlamento Europeo, che il 18 aprile 2012 ha approvato una risoluzione sulla relazione annuale dei diritti umani nel mondo. In essa è presente un paragrafo dedicato a Diritti umani, libertà religiosa e persecuzione dei cristiani nel mondo; in esso, viene condannata ogni forma di persecuzione religiosa.
Infine, c’è il Consiglio Europeo, che nelle Conclusioni relative all’intolleranza, alla discriminazione e alla violenza fondata sulla religione o sul credo (21 febbraio 2011) ha ribadito l’impegno dell’Unione Europea (UE) per la protezione della libertà di religione e di credo. Nel documento, inoltre, si afferma che la libertà di culto è un diritto umano universale e come tale deve essere protetto ovunque e da chiunque.