Belgio-Canada 1-0: l’emblema delle contraddizioni di Qatar 2022.

I due rigori netti e non assegnati al Canada nel match contro il Belgio, valevole per la qualificazione agli ottavi di finale del mondiale, hanno lasciato tanto tifosi quanto grandi opinionisti senza parole, oltre a far riflettere sui criteri di designazione UEFA. Proprio dietro questi si cela, infatti, un’ipocrisia di fondo.

Gli scandali.

Violazione dei diritti umani, sfruttamento, manomissione e corruzione. Queste le parole che, a malincuore perché dovrebbe essere un momento di unione, vengono usate per descrivere Qatar 2022, un mondiale che fin dal suo annuncio è stato criticato aspramente dai più. Stadi costruiti a partire dal nulla da operai sottopagati che lavoravano senza alcuna garanzia di sicurezza, cosa che ha portato, si stima, alla morte di 6500 lavoratori. Di recente è emersa poi la notizia secondo la quale tutte le centinaia di tifosi appartenenti a paesi in cui il calcio non è molto conosciuto o praticato, che esultavano per le strade con addosso magliette di varie squadre sono falsi. Questi “tifosi” sarebbero infatti gli stessi operai che hanno contribuito alla creazione dell’evento, pagati per fingere questo grande interesse del popolo ospitante, che in realtà non c’è. E questi sono solo alcuni degli scandali che sono emersi, ma la lista non finisce qui.

Grafico indicante il numero di operai, partecipanti ai lavori in Qatar, morti nella costruzione degli stadi.

Il paradosso.

Balza all’occhio una contraddizione palese tra questi eventi e alcune “regole” che la FIFA addotta per una maggiore integrazione e rispetto tra individui. Una di queste è proprio la causa del pessimo arbitraggio della partita tra belgi e canadesi, irrimediabilmente compromessa dal fischietto zambiano Janny Sikazwe. A ogni mondiale (poiché, in linea teorica, evento di tutti e per tutti) i vari paesi scelgono quali arbitri e assistenti mandare per rappresentarli al meglio. Pare, tuttavia, quasi ovvio dire che il livello di arbitraggio di alcuni stati non sia adeguato a quello di determinate partite della competizione. Le colpe non sono certamente solo di chi viene mandato in campo, ma anche di chi ha designato e composto questa equipe, oltre che di queste “regole” che millantano una parità solo apparente

Dunque risulta evidente il paradosso che si crea. Il mondiale si gioca in un paese che ha dimostrato e dimostra continuamente di violare molti dei diritti umani basilari. La federazione che permette questo è però la stessa che va rovinare delle partite della medesima competizione, dato che bada solo a una parvenza di parità basata sull’avere degli arbitri, ruoli delicatissimi e importanti, di varie etnie. Il calcio sembra andare sempre di più nella direzione di uno sport per pochi “eletti”.

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