L’importanza del Pride

Il Pride Month è un’occasione per rivendicare non solo i diritti delle persone gay, ma anche delle persone lesbiche, bisessuali, transessuali e intersessuali, e di qualsiasi altro orientamento sessuale: tutti i modi di essere, di sentire e di amare (o no) hanno gli stessi diritti.

Nascita

Il Pride nasce da una serie di violente rivolte svoltesi durante la fine di giugno del 1969, meglio note come “I moti di Stonewall” e prendono il nome da un noto locale queer di New York, lo Stonewall Inn. Quel venerdì verso mezzanotte sei agenti della polizia di New York arrivarono allo Stonewall con un mandato per controllare che non venissero venduti alcolici, per cui i gestori non avevano mai ottenuto la licenza (fino a due anni prima, per legge, nessun locale poteva servire alcolici agli omosessuali). I poliziotti minacciarono i presenti e cominciarono a rompere oggetti a colpi di manganello, per poi far uscire i clienti uno ad uno. Per la prima volta, però, qualcuno reagì. Gli scontri durarono un paio d’ore, con alcuni feriti e una dozzina di arrestati.

Critiche

Da diversi anni molte persone hanno cominciato a chiedersi se abbia (ancora) senso l’organizzazione di parate come i Pride, soprattutto nei paesi dove teoricamente sono stati riconosciuti pari diritti a tutti e a tutte le persone a prescindere dal loro orientamento sessuale. Non mancano sicuramente commenti del tipo “è una carnevalata”, “dovrebbe esistere anche l’etero Pride”, “avete tutto”.

Perché ha senso?

Se in Italia oggi le persone omosessuali si possono unire civilmente con diritti pari a quelli del matrimonio (ma non si chiama matrimonio e non permette le adozioni, né è stata approvata una legge contro l’omofobia), l’espressione sessuale delle soggettività “non conformi” è ancora molto attaccata. Il movimento LGBTQI non riguarda solo diritti e libertà legislative, ma anche libertà sociali e culturali che spesso non vanno alla pari con la legge.

Secondo la più recente ricerca dell’organizzazione internazionale ILGA, in 72 paesi del mondo essere omosessuali è considerato un reato pertanto le persone appartenenti alla comunità LGBTQI+ vengono punite, torturate e talvolta addirittura uccise. Se, quindi, in molte parti del mondo i Pride sono occasioni gioiose, in altre non c’è niente da festeggiare: sono soprattutto manifestazioni militanti e rivendicative perché ci sono gay e lesbiche che combattono innanzitutto per la loro sopravvivenza e per la loro incolumità.

Il Pride può funzionare dunque come una leva per ottenere visibilità e influenza dove i pari diritti non ci sono, e per il riconoscimento sociale dove i diritti sono previsti. Una celebrazione annuale non risolve le cose, ma è per moltissimi un’occasione di ispirazione e di motivazione.

Scopo

Lo scopo dei Pride è unire le persone nella lotta per i diritti, coinvolgere gli alleati e le alleate dirette e costruire con loro nuove relazioni. Per le persone eterosessuali che vi partecipano è spesso l’unica vera esposizione pubblica alla cultura LGBTQI: molte persone etero sostengono pienamente il diritto all’uguaglianza, ma per tutto l’anno il loro è un supporto per lo più silenzioso. Avere un sostegno pubblico molto ampio e trasversale è dunque fondamentale: non bisogna essere gay per volere il matrimonio tra persone dello stesso sesso, come non bisogna essere donne per volere una legge contro la violenza sulle donne.

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